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Mhadaba città antica

Il mosaico e la sua storia

La prima espressione di tecnica musiva risale alla cultura Egea e già nella Creta preistorica venivano fatti pavimenti a ciottoli. Le prime pavimentazioni a mosaico con disegni e figure bianche su fondo nero risalgono al IV sec.A.C.
L’introduzione delle tessere avviene in periodo Ellenistico e già nei mosaici pavimentali romani si possono distinguere tre tecniche fondamentali:
L’Opus Sectile (formato da lastre di marmo irregolare); il Tessellatum (con tessere a dado); il Vermiculatum (formato da una tessratura irregolare minuta).
Nel III sec. D.C. compaiono le tessere auree e in epoca Cristiana il mosaico parietale in pasta vitrea assume il significato di arte indipendente arrivando al suo massimo splendore con i Bizantini.
Con l’arte Romanica si ebbe una rifioritura del mosaico pavimentale figurativo ma con l’opera dei Cosmateschi, l’intarsio prese il sopravvento.
Nel XVII sec. le tessere assumono quasi la funzione della pennellata in pittura.
Si andava evolvendo una tecnica sempre più minuziosa che arrivò al suo culmine estremo nelle opere del ‘700.
Nel XIX sec. la tecnica musiva da una parte cominciò la via dell’industrializzazione mentre dall’altra assunse un ruolo di ulteriore integrazione e completamento dell’opera del pittore.
I primi grandi artisti moderni ad utilizzare il mosaico nelle loro opere saranno Gustav Klimt e Antony Gaudì i quali sapranno maestralmente risvegliare, anche se in maniera diversa, la magia propria dell’espressione musiva ridando ad essa la propria autonomia.
Intorno agli anni 60 e 70 si riscopre il mosaico come molteplicità di stili e di tecniche
estremamente differenziate e valide fra loro.

 

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Pubblicato: 1 giugno 2013

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